Diliberto respinge le insinuazioni su presunte trattative sottobanco della FdS col PD

“Apprendo tutto dal ‘Corriere della Sera’. Nessuno ha mai offerto alcunchè a me nè al mio partito o alla Federazione della Sinistra. Non sento Bersani da luglio, dunque sono voci messe in giro dall’opposizione interna al Pd per mettere in difficoltà il segretario. Prima la finiscono e meglio è per tutti.

 

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 Sono vent’anni che fatico per tenere in piedi i comunisti italiani. Poi, per un paio di seggi, dovrei candidare i miei nel Pd? Li espellerei dal partito se lo facessero”. In un’intervista all’ADNKRONOS Oliviero Diliberto, segretario nazionale del PdCI, interviene nella polemica suscitata dalle notizie di ‘trattative’ in vista delle prossime elezioni per candidare nelle liste del Pd esponenti del Prc e del Pdci.

 

“Questa logica della interminabile contesa interna – rimarca il leader comunista – rischia di fare un regalo a un governo che è in difficoltà pazzesca, perchè dal nostro versante di centrosinistra non si offre un’alternativa credibile. Non mi è stato offerto niente – ribadisce – e se anche mi fosse stato offerto lo avrei gentilmente rifiutato. L’idea di partecipare alle liste del Pd non mi sfiora lontanamente: tutta la mia storia personale, tra mille errori, è connotata però da una grande coerenza politica”.

“Altra cosa è invece un’alleanza politica per provare a sconfiggere la destra – spiega l’ex Guardasigilli – ma ciascuno con la propria identità e il proprio profilo politico. Con il Pd governiamo in tutte le regioni, tranne che nelle Marche. Peraltro l’idea di allargare, come ho letto sui gornali, il Pd verso destra e non verso sinistra è a mio avviso velleitaria, perché si sta formando un centro conservatore che è utile per sottrarre voti a Berlusconi. Se Casini e Fini si alleano con Pd, perdono tutti i loro voti. Che senso ha? Secondo me – insiste Diliberto – lo schema di andare alle prossime elezioni con tre poli è quello che può consentirci di vincere”.

La parola d’ordine, insomma, è tenersi pronti. “Credo che alle urne si andrà presto – spiega Diliberto – la maggioranza non c’è più. Se sono ridotti a cercare i singoli deputati, devono poi anche costringerli a stare in Aula tutti, e tutti i giorni. Come è noto, non sono particolarmente disciplinati i deputati del Pdl…”.

E tracciando la linea programmatica dei Comunisti italiani, Diliberto spiega: “Voglio che il mio partito, insieme alla Federazione della Sinistra, possa fare un’alleanza con il partito di Bersani. L’esempio del 2008, ovvero dell’autosufficienza veltroniana, ha regalato a Berlusconi la più grande maggioranza che abbia mai avuto. Se vogliamo continuare a farci del male…”.

“Perciò – rimarca il leader del PdCI – credo si debba fare un patto con il Pd, alla luce del sole e senza sotterfugi. E sono convinto che ci siano tutte le condizioni per farlo. Bisogna chiamare a raccolta tutti nel centrosinistra per provare ad avere la maggioranza, perché le elezioni non sono come le Olimpiadi: qui l’importante è vincere. Si può poi perdere, ma se uno parte come nel 2008 convinto di essere sconfitto, è un pazzo”.

Diliberto non ha dubbi: “La priorità è cacciare Berlusconi, non sarà semplice ma è quello che ci chiede largamente e per prima cosa il nostro popolo. In secondo luogo occore immaginare un’Italia più giusta, rimuovendo le leggi ad personam, cambiando la legge elettorale e affrontando il conflitto degli interessi. Sul versante sociale ci sono tre grandi questioni che stanno a cuore a tutti gli elettori del centrosinistra: il precariato, la scuola pubblica e il fisco. Su questi punti – insiste il segretario nazionale de PdCI -si possono mettere in cantiere, insieme, riforme per rendere l’Italia più equa e più giusta”.

Quanto all’ipotesi di governi tecnici, Diliberto mostra pollice verso. “Sono contrario – dice – nel 2008 Pdl e Lega hanno vinto le elezioni e hanno un mandato per governare. Non riescono a farlo perché si spaccano. Si richieda allora agli italiani da chi vogliono essere governati. E’ così lineare che si chiama ‘democrazia'”. E a chi gli chiede un commento sulle affermazioni di Antonio Di Pietro all’indirizzo del premier Silvio Berlusconi, replica: Ha un suo profilo, che è quello di essere sopra le righe. Ma confesso che ogni volta che sento Berlusconi mi vengono pensieri più forti di quelli espressi dal leader Idv. Poi mi controllo, ma davvero Berlusconi è un pericolo per la democrazia italiana”.

Diliberto lancia quindi un “appello al popolo del centrosinistra: è quello che mi fanno gli uomini e le donne del centrosinistra: unità, unità, unità. Mi sembra, e non a caso, sia anche il titolo del giornale del Pd”. Quanto alla leadership del centrosinistra in vista di un ritorno alle urne, Diliberto richiama alla concretezza. “Spero che questa cosa si risolva quanto prima – spiega – sono molto poco interessato alle contese personalistiche”.

“Auspico solo che si faccia in fretta – ribadisce – e che colui o colei che verrà scelto sia in grado di rappresentare tutti e di fare sintesi con le idee dell’intero centrosinistra. Chi lo farà – conclude – sarà il mio candidato preferito. Ma anche se non lo farà, sarà lo stesso il candidato scelto dal centrosinistra per vincere. Non faccio nomi, danneggerei se li facessi. Il mio ruolo è provare a rimettere in piedi i cocci. E ci lavoro”.