Ricordiamo Pinko Tomažič

Di CLAUDIO COSSU
 
Il 15 dicembre sono 69 anni da che Pino (Pinko) Tomazic cadeva,ucciso dal piombo fascista, nel poligono di tiro di Opicina, 24 ore dopo l’iniqua sentenza del Tribunale  speciale per la Sicurezza dello Stato riunitosi a Trieste contro i patrioti arrestati nella primavera dell’anno prima, sentenza che lo condannava a morte mediante fucilazione alla schiena.
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Nove condanne a morte,di cui 4 commutate in ergastolo,23 condanne a 30 anni di reclusione ed altre a pene minori.Durante l’istruttoria alcuni detenuti morirono per le percosse subite. Era l’anno 1941, anno che segnò la folle e vile aggressione alla Yugoslavia,e poi alla Russia, la proclamazione della regione di Lubiana come provincia italiana,e quella città serena e pacifica venne trasformata in un campo di concentramento, circondata tutta dal filo spinato, come una enorme trincea . Durante il permesso,i soldati italiani uscivano armati,perchè la zona era considerata di alto  rischio causa quelle che venivano definite “bande”,ma in realtà rappresentavano la Resistenza di patrioti che difendevano il suolo della propria terra occupata dall’invasore fascista. Persino il giornale “Il Piccolo” riportava,al suo interno ,la cronaca di  Lubiana, come di una città italiana,quale Udine o Gorizia e la farsa durò fino al 1943. Tutto sembrava,allora,inevitabilmente perso, sconfitti lo spirito di libertà ed indipendenza delle genti slave, inutile il ribellarsi. Ma  Pinko non si arrese, ed insieme ad altri compagni  continuò la lotta,tesse le reti per una Resistenza  combattiva ed efficace,propagandò gli ideali di libertà e preparò il riscatto, predispose ed organizzò la iniziale guerra partigiana, quella che poi ,espandendosi,alla fine, riuscì vittoriosa. Ma, inevitabilmente, incontrò avversità , disagi, ostilità anche interne,dubbi e perplessità, infine la repressione. E fu ,da ultimo ,catturato e imprigionato,  sottoposto al processo del Tribunale speciale insieme ad altri suoi compagni di lotta. Durante il dibattimento, di fronte ad una folla ostile ed ai giudici tesserati al PNF ,mantenne un comportamento dignitoso ed anche di sfida quando,ad un certo punto, salutò con il pugno ed il braccio alzato,gesto rivoluzionario allora ,che destò una reazione di sdegno ma al contempo di timore da parte degli astanti ,stupiti da cotanto coraggio.Qualche attimo prima che lo portassero al cospetto del plotone di esecuzione,salutò i suoi compagni con calma e tranquillità, come di chi sa di aver compiuto il proprio” dovere  verso l’umanità”  (così egli  diceva),di patriota e militante ideologicamente schierato e difensore di giusti ideali . “Zdravo” urlo’  con calma unita anche alla rabbia di chi non può fare altro(salve,ciao),rivolto ai suoi . La tua vita terrena finiva allora,Pinko, all’alba di quel giorno livido e gelido del 15 dicembre dell’anno 1941, ucciso con i tuoi compagni,giorno di guerra come tanti altri che dovevano succedersi, ma che segnò una spinta di passione e di rivolta contro il fascista invasore ,che divenne travolgente fino alla liberazione ed alla vittoria . Voglio ricordare ,con questa mia, un uomo ,a 69 anni di distanza, dicembre 2010 ,che lottò per gli ideali di giustizia sociale e per la libertà di noi tutti. Ciao,Pinko,compagno di lotta giusta e di riscatto, ti ricorderemo domenica 19 dicembre , alle 15 ,al poligono di tiro di Opicina ,con le tue bandiere e con le insegne della libertà. Grazie da tutti noi.


Claudio Cossu