Un punto di vista marxista sulla crisi finanziaria che attanaglia l’ Europa e gli USA è stato esposto nella sede della Federazione della sinistra di Trieste dal prof. Vladimiro Giacchè, consulente di importanti società finanziarie, collaboratore della rivista “Marx XXI” ed autore del libro “Titanic Europa: la crisi che non ci hanno raccontato” pubblicato recentemente da Aliberti editore.
Qual’ è la genesi della crisi iniziata nel 2001, ancor prima dell’attacco alle Twin Towers ed esplosa tra il 2007 ed i giorni nostri? La sovrapproduzione di beni invenduti e la crisi del sistema finanziario che la drogava. Ciò ha richiesto il salvataggio delle banche che è costato 14 mila miliardi di dollari di garanzie e 3500 miliardi di euro spesi aumentando così il debito degli Stati. Il risultato, da manuale, sono politiche restrittive dei salari e delle pensioni, la distruzione del “welfare” e, come risultato, la recessione e la democrazia ridotta a simulacro per il potere delle banche.
Secondo Giacchè ciò segna la fine del “capitalismo dal volto umano” e la sua trasformazione in un sistema di sfruttamento autoritario senza scrupoli di nessun genere foriero di tensioni internazionali ed avventure belliche come quella libica.
La situazione italiana è aggravata dall’immenso debito accumulato anche come conseguenza dei mancati introiti dell’evasione fiscale che ammonta almeno a 120 miliardi di euro annui.
In questo contesto Giacchè ha valutato come deleterio il patto fiscale europeo che impone l’inserimento della clausola anti-indebitamento nelle costituzioni nazionali. Ciò significa il divieto assoluto di por mano a politiche Keynesiane di interventi pubblici a correzione della crisi ed il trionfo post mortem dell’ ideologia neoliberista. L’Italia dovrà, in base a questo patto, mettere in cantiere per i prossimi vent’anni manovre finanziarie per 70 miliardi di euro annui. Un salasso che la fragile struttura produttiva italiana ben difficilmente potrà sopportare. C’è da sperare che in Francia vinca Hollande, il candidato socialista che ha promesso di non ratificarlo. L’ Europa monetaria intanto scricchiola per le troppe contraddizioni interne e difficilmente potrà sopravvivere.
Qual’è la ricetta offerta dalla sinistra marxista? Un deciso intervento pubblico nell’economia con nuove regole sul mercato, spostando il peso dei sacrifici nella ricerca di soluzioni per la crisi dal mondo del lavoro sulle rendite finanziarie e sui grandi patrimoni che invece il governo Monti, come gli altri governi europei, tendono a tutelare.