Sul Congresso della CGIL, la Federazione della Sinistra e le paventate rotture di Patta

Ritengo che quanto anticipato da alcuni media ed in particolare da “Il Manifesto”, in relazione ad una paventata rottura, o comunque uscita dalla neocostituita Federazione della Sinistra dell’Associazione “Lavoro e Solidarietà” che vede in Gianpaolo Patta il suo più autorevole rappresentante a livello nazionale, sia la dimostrazione pratica di quanto anche l’assunzione di una posizione “neutrale” rispetto al dibattito ed alle posizioni a confronto dentro il Congresso della CGIL possa diventare un errore strategico. {jcomments on}
E’ comprensibile che gli organismi dirigenti nazionali del PRC guardino con rispetto al dibattito interno di un’organizzazione sindacale importante come la CGIL e dicano che non si può dare indicazione di voto sui documenti congressuali altrui. Si trattasse del PD sarebbe un atteggiamento totalmente condivisibile, ma la situazione è diversa.

1. Tra iscritte ed iscritti, quadri locali e nazionali, funzionari e dirigenti della CGIL a tutti i livelli ed in tutte le categorie vi sono moltissime/i nostre/i compagne/i. Molte/i di questi ricoprono fanno anche parte degli organismi dirigenti del partito e della Federazione e della stessa CGIL, poiché l’incompatibilità riguarda solo gli incarichi esecutivi e consente a che ricopre incarichi esecutivi nel sindacato di far parte degli organismi di direzione politica. Tutto ciò, naturalmente, non può che destare perplessità anche sulla pretesa “neutralità” di un’organizzazione come la nostra nei confronti del Congresso CGIL. 2. Risiede invece in ciò che il nostro Partito (e gran parte di coloro i quali si riconoscono nella Federazione) ha elaborato in questi ultimi anni sull’idea e sul ruolo di sindacato nell’Italia di oggi e nella fase attuale: mi sembra che, anche all’interno di documenti congressuali abbiamo tentato di delineare un sindacato (confederale) di classe con dimensioni di massa, che sappia essere un soggetto di rappresentanza sociale che assuma attivamente la politicità e la complessità della rappresentanza del lavoro, che si misuri con la crisi sapendo offrire piattaforme rivendicative e valoriali alternative ai governi ed alla cultura delle destre, che ritorni alla pratica della contrattazione e del conflitto sociale. Può essere una semplificazione eccessiva ed un po’grezza, ma è evidente che un partito (o Federazione) con una simile visione del sindacato non debba attardarsi a dare indicazioni di sostegno all’uno o l’altro dei documenti in lizza. Dovrebbe essere logico, conseguente e coerente sostenere quella posizione congressuale che si avvicina maggiormente a quella idea di sindacato.

Come leggere la “minaccia” di rottura o uscita di Patta dalla Federazione? E’ dovuta maggiormente al mancato decollo ed alle difficoltà fin qui incontrate nel percorso di costruzione della Federazione o al “clima ostile” registrato nei confronti del documento Epifani alla recente conferenza delle lavoratrici e dei lavoratori di Torino? Fosse così potremmo affermare, con un po’ di spocchia, che la Federazione va costruita preferibilmente con il maggior numero di soggetti, cosa che è stata anche proposta pubblicamente più volte. Adesso i soggetti fondatori sono quattro, ma potrebbe funzionare (oppure no) anche con tre sole gambe. E avremmo probabilmente anche un’indicazione molto chiara su quante e quanti compagne/i che ricoprono incarichi in entrambe (o addirittura in tutte e tre) le organizzazioni “sentano” maggiormente l’appartenenza alla CGIL o al partito ed all’idea di rilancio della Sinistra incarnata in questo momento dalla Federazione.

Igor Kocijančič