Comunicato stampa/Tiskovno sporočilo Zapata Tamayo

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Oggetto: Il consiglio comunale commemora criminali

 Falsità su falsità. Ciò si è sentito in questi giorni in merito al caso di Orlando Zapata Tamayo, il criminale comune cubano (da molti definito, non si sa per quale motivo, “dissidente”) morto nelle prigioni cubane a seguito di un lungo sciopero della fame.

Aspettarsi un’informazione corretta su Cuba da parte dei media italiani è pura utopia, ma addirittura dover assistere alla commemorazione da parte della fascista Brandi (personalmente mi sono allontanato dall’aula) di un criminale durante il Consiglio comunale di ieri, mi pare francamente eccessivo. A parte il fatto che qualcuno deve necessariamente spiegare cosa c’entri la morte di un cittadino cubano a Cuba con il consiglio comunale di Trieste. Il presidente del consiglio avv. Sergio Pacor ha nuovamente dimostrato tutta la propria parzialità o la scarsa conoscenza del regolamento.

Non entro nel merito della incredibile facciatosta degli Stati Uniti sulla vicenda di Orlando Zapata Tamayo. Non solo l’Amministrazione statunitense ha ancora aperta quella orrenda prigione che è Guantanamo dove hanno torturato e privato dei diritti umani decine di persone innocenti; ma hanno nelle loro carceri da 11 anni cinque innocenti cubani che stavano sventando attentati terroristici contro il loro paese organizzati da elementi controrivoluzionari cubani che vivono in Florida. C’è stata una copertura mediatica senza nessun ritegno su Orlando Zapata che ha fatto ulteriormente calare il silenzio sull’arroganza e la brutalità degli Stati Uniti contro Cuba. Ma anche l’Italia ha poco da dire in merito. Ricordo che dall’inizio di questo anno ad oggi sono 10 i detenuti suicidatisi nelle carceri italiane, nessuno di questi ha avuto lo spazio che i media stanno dando al povero Orlando Zapata. E il caso di Stefano Cucchi credo sia l’emblema della “democrazia” che vige nelle nostre carceri.

Su Zapata Tamayo alcune precisazioni sono doverose. Gli stessi siti che oggi si gettano come sciacalli sul cadavere di Zapata Tamayo omettono di spiegare quali sono gli altri 43 reati a lui ascritti e per cui è stato condannato:

  • Zapata Tamayo era un prigioniero comune che incominciò a delinquere nel 1988, fu processato per violazione di domicilio nel 1993; lesioni nel 2000; lesioni e detenzione di arma bianca nel 2000; truffa sempre nel 2000; ferite e fratture del cranio del cittadino Leonardo Simòn con l’uso di un machete, alterazione dell’ordine e disordini pubblici nel 2002. Queste sono solo alcune delle cause per nulla vincolate alla politica per cui venne giudicato e condannato per essere poi rilasciato il 9 marzo del 2003 sotto diffida a non commettere altri delitti. Però il nostro “eroe” il 20 dello stesso mese tornò a delinquere. A causa dei suoi antecedenti questa volta venne condannato a 3 anni di carcere. La sentenza venne poi ampliata negli anni successivi a causa della sua condotta aggressiva in prigione.
  • Nemmeno nella lista dei prigionieri politici stilata nel 2003 dalla Commissione dei Diritti Umani dell’ONU, notoriamente manipolata al punto che poi venne soppressa, non appare il suo nome, tant’è che se fosse stato condannato per reati politici non sarebbe stato liberato anticipatamente.
  • Orlando Zapata Tamayo aveva iniziato uno sciopero della fame il 3 dicembre 2009. Motivo dello sciopero: voleva vestire di bianco per segnalarsi come prigioniero politico e rifiutava l’uniforme carceraria. In qualsiasi carcere dov’è prevista l’uniforme, simile pretesa sarebbe irricevibile. Uno sciopero della fame alquanto strano poi, visto che rifiutava il vitto della prigione ma non quello che gli veniva portato da amici e parenti. Tuttavia quando questo flusso dall’esterno si è interrotto il detenuto Zapata Tamayo ha continuato a rifiutare il vitto della prigione. Le autorità cubane hanno quindi provveduto all’alimentazione forzata con un sondino e per via endovenosa.

La cosiddetta “dissidenza” accusa il Governo cubano di non aver fatto tutto il possibile per salvarlo e di averlo soccorso in ritardo. Non sappiamo su quali basi si possa affermare questo, visto che è assolutamente certo che gli sono state somministrate negli ottimi ospedali del Paese le cure e l’assistenza necessaria per evitare la sua morte.

Nonostante tutte queste informazioni, accessibili a tutti, il Consiglio comunale di Trieste ha voluto commemorare un criminale.

 Iztok Furlaničconsigliere comunale PRC