Trst pred 90 leti: barikade pri Sv.Jakobu

Pred 90 leti v Trstu ni gorel samo Narodni dom, vzdušje v času italijanske vojaške okupacije in nastankov fašizma je bilo tako napeto, da je v delavski četrti Sv.Jakoba izbruhnil ljudski upor. Vojska ga je zadušila s topovskimi streli po barikadah. Ubitih je bilo precej mladih delavcev. Med njimi tudi več Slovencev. O tem je zgodovinar Claudio Cossu napisal prispevek (v italijanščini), ki ga ponatiskujemo. O tem bo 8.oktobra ob 17.uri v dvorani Tessitori na Oberdankovem trgu javna razprava. Vabljeni.

 

Claudio Cossu
 
Chi erano,ribelli,rivoltosi o che altro coloro che nel settembre 1920 eressero le barricate ,nel Rione di S.Giacomo, per difendersi dal regio esercito inviato dalle autorità al fine di sedare l’insurrezione spontanea ,al canto dell’internazionale e sventolando i drappi rossi , insegne del socialismo contro chi cercava di negare ad essi i diritti  più elementari, una vita dignitosa e una condizione  giusta , con adeguata retribuzione.  Erano in  realtà operai e lavoratori italiani e sloveni , ragazzi e donne del popolo di Trieste, dai tre ai quattro mila ,che protestavano contro un potere opprimente ed autoritario . Poi, dal rione popolare i lavoratori si immettevano nelle vie adiacenti, per arrivare prima nella piazza ora denominata Garibaldi e, in seguito ,fino alla via Malcantòn,per poi giungere fino alla Piazza Grande,divenuta più tardi piazza Unità. E nuovamente intervenne l’esercito ed i regi carabinieri che spararono per intimidire la folla in tumulto. Poi non spararono più a scopo intimidatorio,ma uccisero ,a S. Giacomo, giovani di vent’anni,ragazzi ed operai ed i morti furono in gran numero,forse più di 20 ed anche la reazione fu dura ed adeguata alla violenza dei colpi di cannone della brigata “Sassari” fatta intervenire brutalmente. Si spararono colpi di pistola , per resistere  a quegli attacchi, anche dalle finestre ed una giovane guardia regia, Giovanni Giuffrida il suo nome, rimase  a terra, vittima della reazione  popolare alla violenza dei militari sopraggiunti nelle strade circostanti.
Gli scontri,duri e violenti ,durarono dal sei al nove settembre,nell’aria vagamente autunnale che stava sopraggiungendo,in quel mese di fine stagione. Giorni tragici e funesti per la città.  Ma perchè si arrivò a tale tragedia, a questo sangue versato dalla classe operaia triestina? Diversamente dal resto del Paese, non si arrivò , a Trieste, ad un’occupazione delle fabbriche, ma ci fu ,in quel settembre ,lo sciopero generale. Nel novembre del 1918,dopo l’arrivo festante delle truppe italiane, a ridimensionare quella gioia ci pensò il famigerato decreto 29 novembre 1918 che per alcuni reati, tra cui il vilipendio alla bandiera, prevedeva pesanti condanne a parecchi anni di galera. Al governatore militare successe allora ,nell’estate del 1919 ,un commissario civile. Ma le condizioni disastrose, fra cui miseria,fame , disoccupazione e disagio sociale, causate dal regime speciale nella Venezia-Giulia, non mutarono certo.  I comuni erano ammministrati da commissari civili inviati dal Governo di  Roma che non comprendevano  certo la situazione reale ,economica  e politica locale.  E parimenti erano all’oscuro della situazione etnica e sociale di queste terre. Naturalmente non conoscevano nemmeno la  lingua slovena o croata, parlata dagli abitanti dei comuni dell’altipiano e dell’interno dell’Istria. Il disagio era evidente e si propagò con rapidità in tutta la regione Giulia.  Inoltre,ad aggravare la situazione, si verificarono  provocazioni fasciste. A Monfalcone gli operai protestarono vibratamente per gli assalti degli squadristi e per l’istituzione di un ufficio di collocamento filo mussoliniano. Allo sciopero proclamato aderirono anche i lavoratori del Friuli. Lo sciopero si estese e fu dichiarato,a oltranza ,fino a che non ci fosse stata l’abolizione del regime di occupazione e dei tribunali di guerra nella Venezia Giulia.  Naturalmente le richieste degli operai,pur essendo a cuore al governo, così almeno assicurò il commissario generale, mentendo , non vennero accolte e gli scontri furono pertanto inevitabili. Vincenzo Forgioni, operaio di appena sedici anni, rimase ucciso. Ai suoi funerali ,a seguito di attacchi fascisti ,vi furono ulteriori scontri tra operai,squadristi e polizia. La Camera del Lavoro proclamò un ulteriore sciopero il nove settembre.  I sangiacomini occuparono il quartiere  e spararono contro il camion che trasportava gli arrestati. Vennero erette,come detto all’inizio,barricate.  Alla fine gli esponenti della Camera del Lavoro riuscirono a convincere i più giovani ed infervorati, disposti a resistere per altri giorni, dell’inutilità della lotta. L’undici settembre lo sciopero generale poteva dirsi concluso,ma a quale prezzo!  550 scioperanti arrestati,nove operai rimasero uccisi (dodici riferì il giornale Delo) 70 feriti(250 il Delo).  Ma ormai  era chiaro che il regime di occupazione  finalmente sarebbe stato abolito. Non si comprende,da ultimo se non con la gran confusione in cui versava il Paese in quegli anni, in prossimità dell’avvento del fascismo al potere, come l’attacco delle autorità governative a Trieste ,della polizia e dell’esercito potesse concordarsi con la linea politica del Governo Giolitti.   A novant’anni da quei  caduti, da quello sciopero sfociato nella repressione violenta e reazionaria del potere militare, portatrice di lutti per la classe operaia ,volevamo ricordare quei fatti,che  sono forse dimenticati.  Ma anche quegli accadimenti sono ormai Storia,costituiscono una triste e tragica pagina per Trieste e tutta la Venezia Giulia.  E va ricordata ,con rispetto.  Anche questa è Memoria.
 
 
  PER ONORARE QUEI GIOVANI CADUTI PER  LA LIBERTA’ E L’EGUAGLIANZA SOCIALE . L’otto ottobre ,inoltre ,vi sarà un incontro-dibattito curato da Marina Rossi ,storica,  ClaudioCossu e Claudio Venza dei Cittadini liberi ed eguali,un operaio della rivolta di S.Giacomo del 1966, che  offrirà una sua personale testimonianza della rivolta spontanea di quell’ottobre 1966.  Inteverrà brevemente la storica Silva Bon.  L’ incontro si terrà presso LA   SALA  TESSITORI DEL CONSIGLIO REGIONALE,  il giorno 8 OTTOBRE, VENERDI, ORE 17 , PIAZZA OBERDAN n 6. Saranno ricordati, inoltre, anche i moti di protesta spontanea ,sempre di campo S. Giacomo, dell’ottobre 1966,in occasione della chiusura dei Cantieri S.Marco ,da parte dei cantierini della  città giuliana. La cittadinanza ed i cultori della materia sono invitati ad intervenire, a 90 anni esatti da quei fatti, a questa Memoria in omaggio a quelle giovani vite di operai stroncate nel settembre 1920,ed a  ricordo di quei  drammatici accadimenti  che costituiscono ormai Storia della Trieste lavoratrice di quegli anni,all’alba dell’avvento della barbarie fascista al potere  in Italia.